“Maschio bianco etero” di John Niven:

IMG_20141108_175328

Incuriosita dalla critica positiva e non avendo mai letto nulla che sia stato scritto da J. Niven, ho deciso di iniziare dall’ultimo suo libro pubblicato in Italia. “Maschio bianco etero”.

Kennedy Marr, protagonista indiscusso, scrittore. sceneggiatore, padre, e non solo, è colui chiamato ad incarnare perfettamente su di sè lo stereotipo di ciò che è il vero maschio bianco etero.
Voce narrante di tutta la vicenda, o le vicende (come si vedrà non è quello che definiremmo “un tipo pacato e tranquillo”), Kennedy Marr passa da momenti di pura ilarità e divertimento, raggiunti anche grazie all’uso di un linguaggio non esattamente sobrio, ma sicuramente genuino, a momenti di completa introspezione e autocritica.
In queste 362 pagine si ritroveranno temi di ogni genere, dai più “leggeri” quali sesso, alcol ed atti masturbatori, a quelli meno, come i fantasmi che tornano dal passato, per scoprire che non sono mai stati relegati in esso e che hanno accompagnato il percorso di vita giorno dopo giorno.
Divertente, pungente, curioso. Ma anche molto commovente ed umano.

Gli ho dato 4/5 stelle (★★★★☆), per la capacità di rinchiudere vari registri in uno solo, per l’ottima capacità descrittiva e, perché no, per aver creato un personaggio che racchiude ed esaspera, fino a ridicolizzare, le caratteristiche di un vero Maschio Bianco Etero.

(Avrei da dirne ancora molto, ma rischio di anticiparti dettagli importanti. Te lo scrivo più in basso, sotto la dicitura “Spoiler”: puoi così scegliere consapevolmente se leggere oltre o fermarti.)

Ti lascio con una citazione e col resto di Cosa ne penso.

Come se il mondo per te non fosse allineato nel modo giusto. Kennedy rimase colpito dal fatto che fosse un’ottima definizione del motivo per cui cominciavi a scrivere. Qualcuno arrivava prima di te e stabiliva delle regole che a te non andavano bene. In culo alle regole. Il caos e la follia potevano trovare una forma narrativa e, mentre il castello di carte diventava in castello di «splendido vetro e acciaio», mentre la «disparità tra la mente conscia e quella inconscia» veniva attenuata, per un breve periodo, tra due copertine, da pagina 1 a quello che era, potevi far ballare il mondo con la tua musica. Certe volte sembrava che per vent’anni lui non avesse fatto altro: far crollare il posto a suon di urla. Di ululati. Però non potevi ripararlo. L’arte poteva reagire alle grida ma la vita faceva spallucce e se ne andava per i fatti suoi. 

*** SPOILER***

Ed eccomi ora ad entrare nel vivo del romanzo. Come ho detto sopra, incarnando il protagonista tratti dell’uomo occidentale esasperati e ridicolizzati, spesso mi sono ritrovata a riderne di vero gusto leggendolo, ma altrettante volte ho dovuto posizionare vicino a me la scatola dei cleenex e farne uso per rimediare alle lacrime che scioglievano il trucco ed il cuore.

Il timore di vedere la propria madre sul letto di morte, manifestata come egoismo (o menefreghismo) e riletta in un’ottica di senso di colpa e dolore, di vera paura che l’ultima volta possa essere ultima davvero. La consapevolezza di aver sbagliato tanto e tanta “umanezza” nel non avere la forza di provare a porre rimedio, con la presa di coscienza che a volte un rimedio non c’è. L’ammissione di colpa per non aver saputo fare abbastanza per una sorella che amava, ma che non è riuscita a salvare e che ogni giorno tornerà nella sua mente. La paura di aver donato alla figlia una vita scevra di amore paterno. Fino ad arrivare alle pagine del suo peregrinare per Londra, drogato di alcol e Valium. deciso a morire nel freddo Tamigi. Toccanti le pagine di questa sua ultima introspezione; forse le ho trovate un po’ prolisse. Le avrei apprezzate maggiormente se fossero state meno dettagliate sugli avvenimenti concreti e, a mio parere, poco utili in quanto spesso mi hanno distratta dal flusso dei pensieri.
Ho apprezzato però il modo in cui Niven ha spezzato il crescendo di disperazione e dolore, facendo terminare il tentato suicidio in modo, azzarderei, comico ed assurdo.
Devo fare un’altra critica. Già dai primi istanti di apparizione di Paige, l’alunna che attira la sua attenzione prima per le autoreggenti che per la sua sceneggiatura, è abbastanza chiaro e scontato quello che avverrà dopo, compresa la scoperta di lei, nuda, sul pavimento del regno di Spengler.
Infine, mi sento di fare un plauso all’autore per il finale, punto critico di ogni libro o storia.

E tu, cosa ne pensi? Concordi con me o preferisci dissentire? Fammelo sapere, scrivimi un commento o un messaggio.

Buona lettura!

(Maschio bianco etero, John Niven. Ed.Einaudi; Collana: Stile libero big. Copertina flessibile, 362 pagine. Prezzo di copertina: € 18,50. Puoi trovarlo qui ad un costo di €15,73.)


(La foto in evidenza è presa dalla pagina http://nonsolocultura.studenti.it/come-scrivere-la-sceneggiatura-per-un-film-191104.html)

4 risposte a "“Maschio bianco etero” di John Niven:"

Add yours

  1. “In queste 362 pagine si ritroveranno temi di ogni genere, dai più “leggeri” quali sesso, alcol ed atti masturbatori, a quelli meno, come i fantasmi che tornano dal passato, per scoprire che non sono mai stati relegati in esso e che hanno accompagnato il percorso di vita giorno dopo giorno.”

    Dio libraio, sono io.

    Piace a 1 persona

Lascia un commento

Sito web creato con WordPress.com.

Su ↑